Che cos'è il TAN

Passiamo ora al terzo punto del modello ESIS, facendo una breve premessa.

Forse non tutti sanno la banca è una specie di grossista: compra il denaro “da chi lo produce” e lo rivende al dettaglio nel suo negozio (la banca, appunto) maggiorando il prezzo per ricavarne un profitto. Ne consegue che anche il denaro niente altro è se non una “merce” e, in quanto tale, può essere comprata (ad un certo costo) e rivenduta (ad un prezzo più o meno alto).

La Banca d'Italia prescrive che sul Foglio Informativo si riporti il tasso di interesse annuo che ovviamente è parametrato sui 12 mesi canonici. Ma il tasso trimestrale – ovvero quello calcolato su soli 3 mesi anziché 12 – è necessariamente inferiore ovvero pari ad 1/4 (essendo un trimestre la quarta parte dell’anno) rispetto al corrispettivo tasso annuale.

Dunque ricapitoliamo: sui prospetti informativi si menziona il TAN, il Tasso Annuo Nominale che rappresenta l'incidenza degli interessi sul costo del mutuo che varia a seconda del contesto macroeconomico in cui si firma; contesto che a sua volta è influenzato da tassi di interesse, inflazione, disoccupazione, proiezioni di crescita e… lo spread.
Ma niente paura: il mutuatario “perfetto” sa come valutare lo spread e soprattutto sa come risparmiare sulle spese accessorie agganciate al mutuo.

Occhio però alle pubblicità in cui si evidenziano degli spread molto bassi. Infatti lo spread, per quanto possa costituire una voce rilevante, rappresenta solo una porzione dei costi del mutuo. Quindi se un istituto applica uno spread inferiore alla media di mercato non è detto che necessariamente stia offrendo il mutuo più conveniente perché nel frattempo potrebbe aver maggiorato, in modo occulto, altre voci di costo all'interno delle tante spese accessorie abbinate o abbinabili al mutuo.

Spese che, invece, sono incluse nel TAEG.

 

Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.