Il Quantitative Easing, la strategia espansiva di politica monetaria attuata dalla Banca Centrale Europea, sembra aver avuto un positivo effetto. Ed è la stessa BCE a confermare che ottenere un prestito personale dalle banche è diventato molto più semplice, così come è più facile la strada che può condurre un'impresa a richiedere con successo un proprio finanziamento.

Il sondaggio - effettuato sui sistemi creditizi dei singoli Paesi membri dell'area BCE - riporta che un quarto delle banche italiane intervistate avrebbe affermato di aver allenato le proprie maglie creditizie, rendendo dunque più semplice la concessione di un finanziamento. Il tutto, sia nei confronti delle persone fisiche, sia nei confronti delle persone giuridiche.

I vantaggi per le famiglie, in particolar modo, si sarebbero tradotti sia nell'erogazione di nuovi mutui (con un incremento dell'80% se si considerano anche le surroghe, cioè le operazioni di sostituzione di precedenti finanziamenti in corso di ammortamento, con altri mutui da parte della banca subentrante), sia nell'erogazione di altri finanziamenti personali o finalizzati.

Le erogazioni di mutui e prestiti è, inoltre, avvenuta con una situazione di tassi decrescenti, e mai così convenienti: merito, anch'esso del costo del denaro a livelli record, che consente un indebitamento a condizioni economiche probabilmente non pareggiabili nel prossimo futuro.

I vantaggi si sono inoltre anche estesi nei confronti delle imprese, che oggi hanno a disposizione maggiore liquidità grazie ai bacini più capienti delle banche. La stretta nell'erogazione creditizia sembra dunque essere alle spalle, sebbene l'incremento del 15% nei prestiti concessi alle aziende dopo l'iniziativa della Banca Centrale Europea non sia certamente stata sufficiente per ripristinare i livelli ante-crisi economico-finanziaria.

E voi che ne pensate?
Avete cercato di domandare un mutuo o un prestito personale alla vostra banca negli ultimi mesi?
Avete riscontrato un atteggiamento più accondiscendente, o non avete notato alcuna variazione?

Boom dei mutui, ma il merito è ancora delle surroghe

Gli ultimi dati forniti dall’Associazione bancaria italiana confermano che nei primi sette mesi dell’anno (il report messo a disposizione negli ultimi giorni si riferisce alla fine del mese di luglio) le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili hanno fatto registrare un incremento annuo dell’82,2%: un vero e proprio boom di concessioni finanziarie che sembra essere determinato principalmente dalla continua affluenza di domande legate alle surroghe.

Infatti, precisa ancora il dossier curato dall’ABI, l’incidenza delle surroghe sul totale dei nuovi finanziamenti è pari al 27,7%, confermando uno zoccolo duro che non solo è ben duro a cedere il passo alle reali nuove erogazioni, quanto – soprattutto – a perdere quote di “mercato” rispetto alle nuove concessioni.

In tal proposito, l’ABI ha anche colto l’occasione per poter sottolineare come tra i principali incentivi alla richiesta di mutui siano da annoverare sia la conferma di bassi tassi di interesse – che portano a far crescere anche le richieste di mutui a tasso fisso, e non solamente quelli a tasso variabile parametrato all’Euribor o al BCE. Ne è facile dimostrazione il fatto che ad agosto, sul totale delle nuove erogazioni di mutui, circa i due terzi siano mutui a tasso di interesse fisso.

In altre parole, sono sempre di più le persone che – approfittando di questo periodo di bassi tassi di interesse, probabilmente irripetibili (o quasi) – scelgono di congelare l’importo delle rate del mutuo mediante la selezione di un tasso di interesse fisso, che possa dunque garantire la stabilità delle rate del piano di ammortamento fino a naturale o anticipata estinzione del rapporto.

Per quanto concerne le durate, rimane confermata la tendenza ad allungare tendenzialmente il programma di rimborso nel lungo termine, al fine di spalmare il debito su un maggior numero di rate, e abbassare il controvalore singolo.

Surroghe mutui ancora in rilievo

Anche se le banche sono tornate – finalmente – ad erogare nuovi finanziamenti casa, e a farlo con tassi di interesse che mai sono stati tanto vantaggiosi nella storia recente, le surroghe continuano a rappresentare una quota di rilievo all’interno delle operazioni di mutuo bancario. Ne è conferma il fatto che l’Associazione bancaria italiana abbia diramato nuove statistiche sull’incidenza delle surroghe, affermando che il loro peso sul totale delle erogazioni è stato pari al 29% nei primi 8 mesi dell’anno.

Dunque, se è vero che su 10 operazioni di mutuo bancario 7 si riferiscono a nuove concessioni, è anche vero che altre 3 sono ancora legate alle surroghe, l’operazione che consente di spostare un mutuo da un istituto di credito ad un altro (presumibilmente, in grado di garantire condizioni più vantaggiose), senza il pagamento di alcun costo aggiuntivo

A proposito di tassi bassi: sono proprio le condizioni di onerosità ai minimi storici a spingere sempre più italiani a preferire il mutuo “a tasso fisso” grazie al quale riescono a congelare l’importo delle rate per l’intera durata del piano di ammortamento. Ne è conseguito che, nel corso dei primi nove mesi dell’anno (gennaio – settembre 2015), i mutui con il tasso di interesse fisso sono risultati essere il 74,5% delle sottoscrizioni, contro il 23,1% dei mutui “a tasso variabile”, in calo radicale rispetto al secondo semestre dello scorso anno.

Nello stesso periodo in esame, circa il 26% di tutti i prestiti domandati hanno un loan to value compreso tra il 71% e l’80% del valore dell’immobile (sebbene puntino all’80% di LTV solo il 19% dei finanziamenti). L’importo medio erogato è stato pari a 118.394 euro, contro i 121.798 euro del 2014. Le durate più gettonate sono quelle piuttosto estese, con i 20 anni in grado di aggiudicarsi il 27,9%, e i 15 anni il 22,7%.

Fed lascia tassi invariati, ecco cosa è accaduto

Dopo lungo tentennare, la Federal Reserve ha scelto di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento. Dunque, il costo del denaro rimane ai minimi storici, per una decisione - quella del FOMC, il braccio "operativo" dell'istituto monetario a stelle e strisce - che ha contribuito a pacificare le tensioni che si erano create nei giorni precedenti, quando l'ago della bilancia decisionale sembrava quanto mai aleatorio.

Lontani, lontanissimi, sembrano ora i tempi del 2007: il 18 settembre di quell'anno, in piena crisi determinata dallo scoppio della bolla dei mutui subprime, il governatore della Federal Reserve Ben Bernanke decise di tagliare il costo del denaro con un abbassamento di mezzo punto percentuale (erano al 6,25%). Oggi i tassi sono invece tra lo 0 e lo 0,25%, per i minimi mai toccati nella storia della Fed, e che si preannunciano poter essere confermati anche per i prossimi mesi, fino ad almeno la sessione finale d'anno o - per i più pessimisti - quella iniziale del 2016.

In una nota, la Federal Reserve ha poi spiegato le motivazioni per cui ha scelto di confermare l'attuale livello dei tassi di interesse di riferimento, sottolineando come l'attività economica degli States si espanda a ritmo moderato e che, anche se si registra un buon rafforzamento del mercato del lavoro (con i senza lavoro vicini al 5%), non è ancora giunto il momento di ritoccare al rialzo i tassi di riferimento poiché le aleatorietà internazionali giocano un ruolo molto incisivo. Insomma, come a dire che le crisi della Cina e di altri mercati degli ultimi mesi hanno comunque pesato - e non poco - sulla possibilità di assumere una decisione concordante.

Rimane ora da comprendere cosa accadrà nel prossimo futuro. È molto improbabile che vi possano essere novità nel mese di ottobre, mentre è più probabile che i tassi - salvo sorprese macro negative - siano ritoccati al rialzo nell'ultima occasione del 2015.

 

 

Team Sitomutui

Marco Mangano

Esperto Mutui - Mediatore Creditizio

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